San Giuseppe Artigiano, il Patrono dei lavoratori, apre le celebrazioni per il primo maggio, la Festa dei lavoratori.
Questa commemorazione nasce per ricordare le lotte di rivendicazione dei diritti degli operai, che negli ultimi decenni dell’Ottocento si andavano ad intensificare, nel Vecchio e nel Nuovo continente. Colonialismo ed autoritarismo facevano da preludio ad un progressivo ingresso delle ideologie nazionaliste, collegate alla gara imperialistica in corso tra le maggiori potenze.
L’ Italia viveva da un lato la graduale occupazione coloniale dell’Abissinia con il massacro di Dogali nel 1887, dall’altro la salita al potere di Francesco Crispi, una personalità autoritaria e militarista. Dopo la sconfitta di Adua, in Eritrea (1 marzo 1896), e la perdita di numerose migliaia di uomini, Crispi sparì dalla scena politica italiana.
In quel periodo si stava diffondendo un malcontento che di fatto, concerneva le classi meno agiate. Vennero represse le proteste dei cavatori di marmo della Lunigiana, degli zolfatari e dei braccianti siciliani. Anche dopo la caduta di Crispi, il sovrano Umberto I volle insistere per una soluzione autoritaria dei problemi italiani, ne è un triste esempio la strage dei dimostranti del maggio milanese (1898). Le classi più povere erano in agitazione a causa del rincaro dei generi alimentari, i disordini ed il grado di esasperazione costituivano una minaccia per l’intera società italiana.
Le nazioni, dirette dalle borghesie imprenditoriali e finanziarie, iniziarono una fervida competizione sul terreno della concorrenza industriale per procacciarsi le materie prime e per conquistare i mercati d’oltre oceano determinando il diffondersi dell’industrialismo, poiché la nazione del XX secolo si sviluppava secondo un progresso industriale, nel profitto per il profitto.
Lo sviluppo crescente di Stati Uniti e Germania unificata cominciarono a far traballare la produzione inglese sul mercato mondiale, e le Trade Unions si impegnarono in lunghi scioperi come quello dei portuali londinesi (1889).
Tra il 1880 e il 1890, con la seconda ondata della Rivoluzione industriale al suo picco, la diffusione del sistema di fabbrica e la crescente urbanizzazione, le condizioni del proletariato divennero ancora più disagiate. La concentrazione di operai in grandi opifici e nelle periferie delle città industriali facilitarono tuttavia la crescita dell’organizzazione sindacale. Si intensificarono gli scioperi nei vari paesi europei. Nel 1889 nasce la Seconda Internazionale tra i movimenti operai, a Parigi, i cui delegati istituiscono in Europa la festività del primo maggio, per commemorare il massacro degli operai di Chicago durante una manifestazione del 1 maggio 1886. Tra gli obiettivi di questa associazione riformista c’era la lotta per il suffragio universale, la riduzione della giornata lavorativa ad otto ore.
I dati Istat aggiornati a marzo 2013 rivelano un tasso di disoccupazione all’11,5%, invariato rispetto a febbraio e in aumento di 1,1 punti percentuali nei dodici mesi. (Fonte http://www.istat.it/it/archivio/89120 )
Oggi, 1 maggio 2013, a Cortona, le piazze e le vie sono gremite, c’è anche la XXXIII edizione della Fiera del rame, organizzata dal Consiglio dei Terzieri in collaborazione con Confesercenti, il Patrocinio del Comune di Cortona ed il sostegno della Banca Popolare di Cortona.
Piazza Signorelli ospita stand del rame lavorato, del fiore, della pianta ornamentale e da quest’anno anche del coccio cortonese, l’antico vasellame prodotto con terracotta, dipinto a mano.
Centinaia di persone si sono riunite dalle dieci del mattino in Piazza della Repubblica ed hanno sfilato con il corteo accompagnato dalla banda musicale, partecipando alle celebrazioni con il Sindaco Andrea Vignini e i rappresentanti delle Istituzioni. A metà mattina l’omaggio al Monumento dei Caduti. Infine, si è tenuto il comizio al quale è intervenuta Dalida Angelini, Segretaria Confederale CGIL Toscana. Ecco la sua dichiarazione:
Qual è, oggi, il significato di questa manifestazione?
“Oggi è un primo maggio di festa e di lotta, siamo in piazza per il lavoro, un’emergenza, in Italia e in Toscana. Troppe le morti, i suicidi, molti non vedono futuro e prospettive. Siamo qui per chiedere al governo di rifinanziare la cassa integrazione in deroga che ha consentito il reddito a tante famiglie, di dare una risposta agli esodati che si trovano oggi senza pensione e senza stipendio. Neanche i giovani sono entrati nel mondo del lavoro, le riforme sono state sbagliate. Con il rigore non si va da nessuna parte, vogliamo che siano fatte delle politiche di sviluppo, perché solo con il lavoro si può tornare a pensare in positivo. Questa giornata, che noi continuiamo a celebrare, è molto importante, è un giorno di festa ma anche di lotta per richiedere alle imprese e alle Istituzioni, in questo caso al nuovo Governo che si è insediato, che non siano sono parole ma che si riempiano di contenuti.”