Entrando in Casa Vasari si prova un senso di accoglienza. Le stanze, luminose, si affacciano su tetti dei centro storico di Arezzo e lasciano intravedere l’eleganza dei palazzi antichi. La casa viene acquistata da Vasari nel 1541, come egli stesso scrive nell’autobiografia, sottolineando d’averla scelta perché “lì v’era un sito per fare orti bellissimi”. L’elemento della natura è infatti da non trascurare, in quanto la casa costituisce un locus amenus tra le mura cittadine, un luogo in cui si realizza l’ armonia tra l’ elemento naturalistico e quello umano. Nel 1568 Vasari, in seguito alla ristrutturazione della casa, completa il ciclo di affreschi che decorano i soffitti e le pareti dell’abitazione. Gli affreschi infatti sono i principali protagonisti di Casa Vasari e le donano un’identità unica. Ciascuna delle stanze è dipinta sulla base di un soggetto mitologico ed è un “dono sentimentale” che Vasari -artista, critico, scrittore e architetto- fa alla sua sposa, l’amatissima Niccolosa Bacci. Entrando nella prima stanza, detta “Sala del Trionfo della Virtù”, si può ammirare il ciclo di affreschi dedicato ai grandi artisti dell’antichità. Nel soffitto a cassettoni, tra intarsi lignei, si staglia la rappresentazione della Virtù, che lotta con la Fortuna e l’Invidia, in quanto virtù è ciò che ha la capacità di poggiare sulle proprie gambe e di edificarsi sulle proprie capacità, senza cedere a sentimenti di gelosia o risentimento, e senza affidarsi passivamente alla sorte. Questo “mito della virtù” si lega allo spirito umanistico-rinascimentale, che fa dell’ uomo “la misura di tutte le cose”, come sostiene Pico della Mirandola e, infatti, è proprio questo l’ideale che “edifica” Casa Vasari.
L’abitazione è quindi, in un certo senso, la materializzazione dello spirito artistico vasariano, uno spirito teso ad estetizzare tutto ciò che tocca. Le pareti e i soffitti di questa casa divengono così le sedi di complesse allegorie, che si rifanno all’antichità classica, ma si legano anche alla tradizione biblica. In questo modo, le stanze si caricano di un mistero che lascia il visitatore interdetto e intento a decifrare le simbologie che si annidano dietro alle immagini, che compongono la “visione vasariana della realtà”. Una visione ricca di erudizione e di rispetto verso la tradizione classica, tradizione che Vasari non abbandona mai, traendo da essa costante ispirazione. Proseguendo l’itinerario, il visitatore s’imbatte nella “Camera di Abramo”, che Vasari volle decorare con questo soggetto biblico, perché fosse di buon auspicio per il suo matrimonio. L’arte di Vasari si lega così alla religiosità e diventa, nel soggetto biblico qui in questione, il tramite per esprimere una preghiera: quella di un felice matrimonio con la donna amata. Lo spirito creativo di quest’artista, infatti, si nutre di afflati religiosi e sentimentali, ed è per questo un’arte sentita e vissuta, che nasce dalle esperienze più intime della vita di Vasari, tra cui, appunto, l’incontro con la moglie Niccolosa Bacci. Dopo la sala della rappresentanza e la camera, si attraversa la cucina decorata dallo Zaballi, alle pareti si ammirano quadri, alcuni dei quali dello stesso Vasari, raffiguranti “San Rocco”, “Guittone d’Arezzo” e “Cosimo I”.
Nel soffitto di questa sala, una delle Muse legge le “Vite” di Vasari, mentre le pareti contengono le rappresentazioni di scene classiche, tra cui quelle relative alla Scuola di Atene. Anche in un ambiente più informale qual’è la cucina, le immagini attinte dalla mitologia classica sono protagoniste, come se volessero diffondere un’aura di elevazione anche nella quotidianità della vita. “La camera di Apollo e delle Muse” è forse la celebrazione massima della moglie Niccolosa, perché le dee hanno tutte il volto di costei. Le Muse circondano Apollo che tiene in mano la faretra. In una delle pareti spicca poi il quadro di Ligozzi, “Allegoria della fortuna”, che ritrae una giovane alata, in piedi su una ruota e, osservando quest’opera, sembra di aver a che fare con un’immagine surrealista, che costituisce uno “stacco” con l’atmosfera classicheggiante dominate. Non è un caso che la visita si concluda nella “Sala della Fama e delle Arti” in cui, sul soffitto, la Dea Fama suona una tromba, mentre ai lati la Poesia, la Pittura, la Scultura e l’Architettura decorano la rappresentazione principale. Alle pareti della sala, Vasari ha poi voluto dipingere i ritratti di alcuni dei più grandi artisti e maestri del Rinascimento, tra questi Michelangelo Buonarroti. La casa di Vasari diventa così un’allegoria della concezione artistica di quest’uomo poliedrico, che ha cercato per tutta la vita la bellezza, facendolo sia nelle definizioni teoriche, che nelle opere che ha creato. Ma definire la bellezza è un compito assai arduo e, forse, alla bellezza non si può che lasciare la libertà di manifestarsi, così che con la meraviglia che scatena possa sorprenderci, rendendo le nostre vite più ricche.
Fino al 5 agosto, all'interno di casa Vasari, è allestita la mostra "“Giorgio Vasari, la casa, le carte, il teatro della memoria” in cui sono esposte anche alcune carte dell'Archivio.