La storia del recupero di 150 euro al mese da parte del Ministero ai lavoratori della scuola (ad oggi revocato) ha una storia molto lunga che inizia nel 2010. In quell'anno fu approvata la legge 122 che congelò i contratti bloccando di fatto anche gli scatti di anzianità previsti e gli aumenti stipendiali. Ovviamente questo blocco, non solo ha conseguenze a livello economico immediato, ma anche sulla carriera a fini pensionistici.
Nel 2011 con una nuova legge (183) fu prevista una sessione negoziabile per interventi contrattuali per il personale, docente e no, del mondo della scuola, senza oneri per lo stato, con il solo fine di recuperare in parte quanto bloccato dalla legge precedente.
Questo si concretizzò in un tavolo con le principali associazioni sindacali che contrattarono la copertura degli scatti maturati nell' anno 2011 utilizzando alcune economie del ministero. Economie che come possiamo facilmente intuire sono nate dai continui tagli all'istruzione pubblica con una conseguente riduzione di personale, di plessi e di finanziamenti. A questi soldi si aggiunsero anche una parte consistente proveniente dal Miglioramento dell'Offerta Formativa, cioè quel fondo che ogni istituto ha a disposizione per finanziare tutti gli impegni aggiuntivi che permettevano alla scuola di rispondere a delle esigenze specifiche delle famiglie e degli alunni. Questo accordo copriva l'anno 2011, ma è stato applicato anche per l'anno 2012. Ciò finirà per assorbire quello che rimane del MOF ma non essendo sufficiente, dovranno essere reperite altre risorse non ancora ufficializzate. Niente è stato detto su questa operazione, gli unici dati emergono dal comunicato di CGIL, unico sindacato a non sedersi a quel tavolo e quindi a non firmare l'accordo.
Il tira e molla su quanto gli insegnanti avrebbero dovuto restituire a causa del blocco degli scatti è vergognoso. In un contesto in cui le politiche di austerità continuano ad ingrassare la rendita e gli speculatori, è indecente che si faccia propaganda sulla pelle dei docenti e della scuola pubblica, da anni tartassati, penalizzati e devastati in termini di garanzie e risorse. Che gli insegnanti non restituiscano le somme percepite nel 2013, come alla fine pare sia stato deciso, è sacrosanto. La scuola pubblica ha bisogno di maggiori risorse e di investimenti, non di ennesimi tagli. Intanto, infatti, il blocco della contrattazione e degli scatti è stato prorogato di un altro anno: lo stesso governo che oggi pare stracciarsi le vesti per gli insegnanti, in realtà continua ad accanirsi sul personale della scuola. Chiediamo che si riapra la contrattazione e che i salari degli insegnanti vengano almeno adeguati a quelli dei loro colleghi europei. Basta soldi alle scuole private, i soldi servono per la scuola pubblica.
ERICA RAMPINI - Responsabile Conoscenza e Diritti PRC Arezzo

