Sabato sera per il 3° anno consecutivo si è potuto assistere al raduno conviviale della "Tribù" della Pieve Vecchia, popolosa frazione lucignanese. Ieri sera siamo andati per testimoniare questo evento che non è solo un incontro enogastronomico ma un ritrovarsi tra giovani e vecchi pievesi, ai quali si sono uniti amici e parenti di questo nobile e generoso popolo. "Siamo più di 200 ci diceva un pievese doc come Mario Roggi, e abbiamo dovuto non accettare almeno 50 persone che all'ultimo istante, naturalmente non pievesi, si erano presentati per voler partecipare alla nostra festa culinaria". "Un vero successo" interviene Giovanni Lucaroni che è da sempre il coordinatore principe delle iniziative che vengono fatte dalla "Tribù". "Quando 3 anni fa abbiamo deciso di festeggiare anche con un appuntamento gastronomico la nostra festa in onore del SS: Crocifisso non avremmo mai pensato di ottenere un simile successo. Un successo, soprattutto, dovuto al fatto che ogni anno in questo giorno si può assistere al ritorno, anche da fuori Italia, dei pievesi emigrati in altri lidi. Un trionfo di amarcord e di tanta umanità come è nel DNA della "Tribu"". Un menù ricco di ingredienti genuini e dai sapori antichi elaborato sapientemente dalle brave cuoche del posto hanno mandato letteralmente in visibilio i commensali che per una volta, anche quelli con qualche problemino di fegato, hanno pensato di dimenticare. Alla fine della cena 3 belle e giovani ragazze hanno deliziato i presenti con un repertorio canoro anni 60/80 provocando un autentico coro spontaneo composto da tutti i presenti. " La Tribù", con questo appellativo i lucignanesi apostrofavano con scherno i pievesi, non sapendo quanto fosse vero e gratificante questo nomignolo, se per tribù si intende unità , compattezza nel bisogno, felicità di appartenenza. La Pieve, omettendo vecchia, perchè allora , per i suoi abitanti, pareva un dispregiativo, era un luogo dove la sua gente era fiera di appartenere a quella Comunità , dove i sentimenti di solidarietà ed amicizia erano reali e dove un problema personale diventava un problema di tutti. "Non è facile dimenticare quel "marcantonio" di parroco, a nome don Ruggero, che la domenica dopo la messa portava noi ragazzi in casa a bere una tazza di cioccolata calda." Dice un settantenne e prosegue:"Non potremmo dimenticare quando, le sere d'estate, i "grandi" (allora quarantenni) e gli anziani raccontavano le loro avventure della guerra o semplici racconti agresti o leggende nate da "lontano" e noi tutti lì a bocca aperta attenti a non perdere una parola. Molti di questi anziani, purtroppo, non ci sono più o sono andati via e con loro se ne è andata anche un pezzo della "Tribù". "Ora, dicono altri pievesi emigranti, la Pieve Vecchia è una ridente frazione, con le case tutte ristrutturate, molte villette, doppi vetri alle finestre, giardino all'inglese davanti a casa, ma si sentono sempre quei meravigliosi odori e sapori che provenivano in ogni dove. La chiesa è sempre lì, piccola e maestosa nella sua bellezza austera e priva di fronzoli,al centro della frazione come a controllare la vita quotidiana di questi "fedeli". Il suono dolcissimo delle sue campane è rimasto intatto come a ricordarci il passato, con i suoi lutti e le sue feste. Inoltre vorremmo ricordare ai lucignanesi, ci dicono i nostri "pievesi", che San Felice, oggi Patrono di Lucignano, proveniva proprio dalla chiesa della Pieve!" E giù una risata dal "sapore antico".